Lo stress, pt.1

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Anche la civiltà moderna con tutte le sue caratteristiche e con tutti i suoi valori: la Tecnica, il progresso, la bellezza, il lavoro, la scienza, l’arte, lo sport in quanto manifestazioni e conquiste dell’intelletto e dello spirito umano, non è priva di debolezze che influenzano e condizionano gli stessi che da sempre ne sono gli artefici.

Attualmente è in corso una grande rivoluzione caratterizzata dall’economia dell’informazione e da fenomeni quali la globalizzazione, l’introduzione di nuove tecnologie, l’adozione di nuove filosofie di gestione e una maggiore diversificazione della forza lavoro.

Per la prima volta nella storia dell’umanità, questi mutamenti si succedono ad un ritmo vorticoso e creano in tutte le forze in gioco aspettative più elevate.

Ovviamente tutti i processi innescati sono potenzialmente in gra­do di apportare progresso, benes­sere e prosperità, ma è ugualmente ovvio che si possono innescare “effetti collaterali” quali stress, patologie professionali e difficol­tà di adattamento.

L’ambiente, le condizioni ed i bisogni mutano, anch’essi velocemente e le aziende stesse rincorrono il cambiamento per adeguare i propri strumenti di gestione e controllo.

Siamo piace­volmente sorpresi dalle migliaia di cose possibili e fattibili ed elet­trizzati ci buttiamo a capofitto per realizzare il nostro sogno: riuscire ad essere gli artefici del nostro la­voro.

A volte ci perdiamo, a volte ci troviamo di fronte situazioni che non comprendiamo ed è questo il momento in cui, farci condurre per mano, rappresenta un aiuto importante.

In questo momento anche un piccolo o grande contributo sono i benvenuti.

L’intento è di individuare l’origine di questi “effetti collaterali” e di proporre possibili soluzioni in prevenzio­ne, promuovendo il benessere sia delle risorse attive che delle orga­nizzazioni.

Vivere ed agire con questi “effetti collaterali” non è sempre facile, anzi in alcuni casi diventa addi­rittura dannoso per sé e le orga­nizzazioni in cui si opera, ma non bisogna rendersi la cosa ancora più complicata di quello che può sembrare.

IN NOI C’È UNA GRANDE FORZA… BASTA COMPRENDERLA ED APPLICARLA IN MA­NIERA ADEGUATA!

Cos’è lo stress

Secondo lo studioso che ha coniato il concetto di “stress” (Hans Selye 1956) è “il modello generale di reazione dell’organismo a stimoli e sollecitazioni, un tipo di acce­lerazione e intensificazione delle reazioni che l’organismo prepara per l’azione, sia essa attività mu­scolare o altro”.

Secondo la Healt and Safety Commission “lo stress è la reazione che le persone ma­nifestano in risposta ad eccessive pressioni o a sollecitazioni alle quali sono sottoposte”.

Secondo la Commissione euro­pea – Direzione generale Occupa­zione e affari sociali: “lo stress , sul lavoro, è la reazione emotiva, cognitiva, comportamentale e fi­siologica ad aspetti diversi e no­civi del contenuto, dell’ambiente e dell’organizzazione del lavoro.

È uno stato caratterizzato da li­velli elevati di eccitazione e ansia, spesso accompagnati da senso di inadeguatezza”.

Quindi lo stress è uno sforzo su­periore alla normale applicazione che concorre ad affaticare il no­stro organismo, a volte anche in modo acuto.

Da ciò consegue che un impegno lavorativo gravoso, entro limiti ragionevoli, può es­sere assorbito e portato a termine senza provocare effetti nocivi, i cosiddetti “effetti collaterali”.

Queste tensioni hanno, per fortu­na aspetti positivi, che ci aiutano ad affrontare la gravosità del mo­mento, anzi diviene strumento atto ad incoraggiare e ad influire sulle modalità per portare a termine il compito assegnato.

Tipologie di stress

Possiamo distinguere all’interno del concetto generale di stress due aspetti che sono indotti da stimoli esterni ed interni e che determina­no il livello di risposta.

Il primo è denominato “eustress” (dal greco EU = buono) , il se­condo “distress” (dal latino DIS = cattivo). 

Ovviamente la fase di distress è quella più pericolosa e nociva.

In entrambi i casi però “il corpo scatena le stesse risposte non specifiche ai vari stimoli positivi o negativi che agiscono su di esso.

Tuttavia il fatto che l’eustress provochi molto meno danni del distress dimostra che è il “modo di intendere” a stabilire in ultima analisi se un soggetto possa adattarsi con successo al cambiamento.


Giuseppe Fratto,

Senior Certified Pranic Healer e presidente dell’Associazione Pranic Healing con trentennale esperienza nel mondo delle energie sottili.

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