Fattori che provocano lo stress
Molte sono le cause che possono portare a stati di stress, e naturalmente ciò che per una persona stressante, necessariamente può non esserlo per un’altra. Possiamo individuare comunque “ambienti” , che definiamo individuai o sociali, quali la vita privata e consuetudini domestiche, la salute, il lavoro e le finanze.
Ognuno di questi “ambienti” richiede un intervento ed una risposta che in alcuni casi può portare a situazioni di alterazione.
Possono esplodere allora le nostre paure, la troppa competitività, le pressanti aspettative verso noi stessi o verso l’esterno o un forte senso di inadeguatezza.
In alcuni casi la situazione potrà essere superata dopo un sano eustress. in altri ci vorrà più tempo. In ogni caso queste situazioni ci aiutano a comprendere la possibilità di spingerci oltre i nostri limiti, ripensando e rivedendo le nostre capacità e di porre in atto nuove soluzioni in comportamento e organizzazione. Possiamo quindi semplificare affermando che le cause scatenanti hanno essenzialmente due aspetti. uno interno ed uno esterno.
L’aspetto interno è il più subdolo, dipende moltissimo dal rapporto con noi stessi, dalla conoscenza del nostro modo di vivere, di agire, pensare e dalle aspettative che ci creiamo.
È espresso con insoddisfazioni esistenziali generalizzate che, spesso ci impediscono di vivere con soddisfazione il nostro benessere, il rapporto positivo con le emozioni, le azioni ed i pensieri del nostro quotidiano.
L’aspetto esterno è più individuabile, definito, identificato. Può essere il risultato di anomale pressioni sociali o di situazioni che entrano in collisione con i nostri principi, valori, credenze, affetti, possibilità reattive e capacità.
Può essere l’attuazione di scelte organizzative o strutturali che segnalano un cambiamento, oppure l’impossibilità di reperire risorse adeguate per la realizzazione di un progetto, oppure l’inadeguata cura delle relazioni tra Management e risorse oppure l’impossibilità dell’Azienda di riproporsi sul mercato.
I numeri dello stress
Nel “Rapporto Italia 2006” stilato da EURISPES il 61,9% degli intervistati ha individuato come fonte primaria di nervosismo il carico di lavoro, il 56,9% le scadenze e le pressioni sui tempi.
Tra le relazioni umane, provocano maggiore stress i rapporti con i clienti/fornitori (35,8%) e con i superiori (28,1%), rapporti con i colleghi generano minore nervosismo (22,4%).
Altro fattore di stress rilevato è il pendolarismo (30,4%), di persone che si spostano da casa al lavoro.
Secondo l’indagine dell’Europea Commissione Occupazione & Affari Sociali il 45% dei circa 150 milioni di lavoratori negli stati della UE riferisce di svolgere lavori monotoni, il 44% non può usufruire della rotazione dei compiti, il 50% è addetto a compiti ripetitivi di breve durata, il 35% non può influire sul ritmo di lavoro, il 54% afferma di lavorare a ritmi serrati e il 56% di dover rispettare scadenze pressanti.
Sempre su incarico della Fondazione Europea per il lavoro gli studi hanno condotto a considerare l’aspetto economico.
Si è cercato di calcolare l’incidenza sulle ore lavorate e sui costi del lavoro, di situazioni che potessero esse-re messe in relazione alo stress.
Si è evidenziato che “l’azienda può non solo ridurre o contenere le spese per “malattie” dei dipendenti, ma anche preservare e aumentare la salute e la produttività dell’organizzazione”…continua “la prevenzione dello stress dovrebbe senz’altro essere inserito fra le priorità assolute delle politiche per la salute e la sicurezza sul lavoro”.
Sempre secondo la medesima agenzia i costi per la collettività di tutti i problemi di salute di origine professionale variano fra il 2,6 e il 3,8 % del rispettivo prodotto interno lordo pari ad una media di 200 miliardi di curo all’anno. Si è supposto che il 10-12 % dei suddetti siano da attribuire “allo stress legato all’attività lavorativa ” si può affermare che quest’ultimo comporta una spesa di circa 20 miliardi di curo anno.